Qualche giorno fa mi è capitato di assistere a una scena tra il grottesco e il ridicolo dentro un grosso centro medico di analisi e diagnostica abbastanza rinomato nella mia zona.
Ero seduto in una delle tante sala d'attesa con divanetti in finta pelle e televisore ultrapiatto sintonizzato su Canale 5 (per intrattenere gli anziani suppongo) quando vedo un tizio di mezza età, canottiera bianca ben pulita, calzoncini e sandaletti fermarsi a consegnare la ricetta allo sportello e parlare con l'addetta. E' seguito da un anziano che gli si piazza dietro a meno di un metro e sembra stare in fila.
Mi distraggo, ovviamente disinteressato a quanto capita nel mondo, niente che mi interessi di solito, proprio quando il tizio in canottiera si gira ed esclama all'anziano:
<< Si ma lei deve mantenere la distanza. >>
<< Prego? >> dice l'anziano.
<< Lei è qui dietro di me e sta sentendo tutto quel che dico, si tratta di cose personali. >> insiste il canottiero-munito.
<< Non c'è alcuna linea gialla, sto dove voglio. >> dice il vecchio, con gagliarda provocazione.
L'uomo-in-canotta alza la voce << Ma io sto parlando dei miei problemi di salute. Lei deve stare lontano! >>
<< Vede che non c'è la linea gialla? Sto dove voglio. >>
<< MA LEI E' UN MALEDUCATO! >>
Seguono uno sbraitare di entrambi che iniziano a litigare. Solo quando l'addetta allo sportello conclude la pratica del primo torna la calma.
Chiaramente gli spunti sono due. L'uomo-in-canotta ha ragione a lamentarsi che il vecchio gli si era incollato dietro e aveva sentito tutto, ma probabilmente il vecchio nemmeno si era accorto di essere così vicino.
In ogni caso entrambi potevano concludere la litigata molto prima. L'uomo-in-canotta semplicemente chiedendo all'anziano di allontanarsi, con gentilezza e non aggredendo verbalmente l'altro. L'anziano poteva rispondere senza provocazione che non si era accorto di essere così vicino e si fosse allontanato.
Ad ogni modo questa scena mi ha fatto riflettere che esistono numerosi comportamenti anche involontari che facciamo che ad altri potrebbero sembrare (o lo sono) da maleducati. Ieri quindi ho provato a segnarmi tutti gli episodi che ho trovato fastidioso in una mia tipica giornata "lavorativa". Ho segnato solo gli eventi personali, non quelle che ho visto fare che hanno infastidito altre persone.
Metropolitana: dalle 8:30 alle 9:15
- Alla banchina mi fermo dietro la linea gialla, ci sono poche persone. L'affluenza sale e dopo cinque minuti arriva la metro. Durante il rallentamento del treno due persone, un adulto con valigetta e una signora di mezza età dai capelli corti, mi si sono piazzati davanti, mettendosi sulla linea gialla, ignorando di fatto la coda. (All'apertura delle porte gli stessi hanno sgomitato tra loro per un posticino da seduti, cosa che nessuno dei due ha ottenuto, tra l'altro).
- Metro affollata. Sono esattamente al centro in piedi. Una signora dalla parte sbagliata dell'apertura-porte mi chiede: "scende?", io dico "no" e scambio di posto con lei mettendomi più vicino alle porte che non si sarebbero aperte. Appena la metro si ferma prendo due spallate dalla persona dietro di me che doveva scendere e non mi ha chiesto assolutamente nulla. L'importante è dare spallate.
- Un tizio mi calpesta un piede.
- Entrano altre persone, la metro è piena. Un tizio non si toglie lo zaino per metterlo tra le gambe come si usa fare tra persone sane di mente e inizia guardarsi intorno per un qualche motivo, di cui sinceramente non frega un cazzo, e prende a zainate me e una ragazza più bassa di me che aveva esattamente la faccia all'altezza dello zaino.
- Un tizio puzza di cipolla.
- Apertura porte e devo scendere, Stazione Termini. Ovviamente per scendere devi fare a spallate perché quelli che vogliono salire mica lasciano strada, no, vogliono salire con tutti dentro, perché sono fighi.
Ufficio: dalle 9:15 alle 11
- Collega entra in stanza senza bussare
- Collega entra in stanza senza bussare e si siede sulla sedia vuota davanti alla scrivania senza nemmeno un "posso?"
- Collega entra in stanza senza bussare e si siede sulla sedia vuota davanti alla scrivania senza nemmeno un "posso?" e inizia a parlare
- Collega entra in stanza senza bussare e si siede sulla sedia vuota davanti alla scrivania senza nemmeno un "posso?" e inizia a parlare fregandosene altamente che sto al telefono
- Collega entra in stanza senza bussare e si siede sulla sedia vuota davanti alla scrivania senza nemmeno un "posso?" e inizia a parlare fregandosene altamente che sto al telefono e si lamenta del caldo. Cazzo vuoi? E' la mia stanza, la temperatura la decido io
- Sto pisciando (scusate il giro di parole), arriva un collega al bagno vicino. Sento che piscia. Sento che riapre la porta. Sento che esce dal bagno. No sciacquone. Niente sosta al lavandino. Non gli stringerò più la mano
- Esco dal gabinetto (mi rifiuto di scrivere che ovviamente ho tirato lo sciacquone [vabbè l’ho scritto]) e vado verso il lavandino. Entra un tizio e mi inizia a parlare di lavoro mentre si chiude al gabinetto. Nemmeno fossimo al bar
- Collega in corridoio parla a voce alta al telefono di cose personali. Stile "voglio che tutti sappiano che ho problemi coll'ACEA".
Bar: ore 11:05
- Collega paga il caffè, io ringrazio, altro collega no.
Ufficio: dalle 11:10 alle 13
- Non scrivo più "collega entra in stanza senza bussare" perché ormai noto che non lo fa quasi nessuno
- Collega entra in stanza e si piazza dietro di me a guardare sullo schermo del pc
- Sto su facebook (niente, mi ci devo mettere anche io nell'elenco)
- Collega vede le mie sei bottigliette d'acqua e chiede: "me ne dai una?", io rispondo: "le ho comprate ieri, prendila alla macchinetta no?", e lui: "ah non sono quelle di divisione? [NB. non abbiamo bottigliette di divisione], me ne dai una lo stesso?". Ho inserito questo punto perché l'accattonaggio senza motivo per me è una forma di maleducazione.
Mensa: ore 13 e qualcosa
- Arrivo al distributore di bibite col vassoio carico. Mentre lo poggio sul ripiano per prendere il bicchiere un collega arriva, mi supera, mette il suo bicchiere nel distributore, preme il tastino di riempimento e mi guarda salutandomi. Devo aspettare che lui finisca
- All'ascensore le persone sono piazzate in modo da occupare l'uscita per usare le scale. Quindi faccio la fila per l'ascensore e poi prendo le scale.
Ufficio: dalle 14:00 alle 18:00
- Collega lavora con me e sbadiglia una decina di volte, senza mai scusarsi
- Collega e collega si fermano davanti la porta della mia stanza e chiacchierano informandomi dei loro problemi di salute con minuziosi dettagli di cui non vedevo l'ora di essere informato.
Strada: 18:05 circa
- Mi fermo sulle striscie pedonali e aspetto che mi facciano passare. Invano. Poi mi getto di prepotenza e un tizio mi suona il clacson. Classico.
Metro: dalle ore 18:15 alle 19:00
- Prendo numerose spallate per entrare
- E' affollata. Le persone riescono a malapena ad arrivare ai pali di sostegno. Io ho il palo vicino occupato da un tizio che invece di usare le mani ci si è appoggiato sopra, con tutto il corpo. Devo afferrare il palo sopra la sua testa. Lap-dance-man ha le cuffiette e non si accorgerà di niente per tutte le fermate
- Questa non capita a me ma è divertente: un tizio si poggia con la schiena sulle porte. Alla fermata devono scendere diverse persone ma invece di spostarsi uscendo e poi rientrare si piazza esattamente in mezzo eseguendo lo slalom tra i corpi di chi esce. Un lord dalla pazienza invidiabile gli suggerisce: "te devi leva' dar cazzo"
- Alla fermata a cui scendo c'è il controllo biglietti automatico. Le persone però invece di passare dal tornello aprono la porta d'emergenza e usano quella. Perché si fa prima.
Rileggendo tutti i punti mi accorgo che la maggior parte di quanto ho scritto la vedo quasi tutti i giorni. Anzi ieri non ho visto grandi picchi di maleducazione. Riflettendo forse, la vera definizione di educazione, che riporto dal primo dizionario online che ho trovato non è solo "Capacità di comportarsi correttamente con le altre persone" ma anche quello, più difficile, di cercare di compendere ccosa infastidisce chi è intorno a noi ed evolvere il proprio comportamento di conseguenza.