Il negozietto in periferia lo conosci solo perché ci passi davanti.
O qualcuno nel tuo quartiere ha detto che esiste ma non hai ben capito dove sia e ti ritrovi ad allungare, in auto, la strada verso casa facendo spirali in allontanamento dal punto in cui ti è stato riferito che il negozietto è lì, pronto per te. Eppure non c'è.
Inizi il giro da << è di fronte alla lavanderia, quella con l'insegna verde >>, ma tu non sei mai andato alla lavanderia con l'insegna verde, quindi anche lei rientra nei negozietti che li conosci solo se ci passi davanti o qualcuno nel tuo quartiere ha detto che esistono; ma anche quelli non li trovi.
Per trovare la lavanderia chiedi indicazioni << è davanti al negozio di tennis >>, ti dicono. Ma proprio il negozio di tennis appena aperto stavi cercando, quindi tenti di uscire dall'impasse chiedendo ulteriori indicazioni, cercando di mischiare le idee all'interlocutore: << che altro c'è in quella via? Il gelataio? >> chiedi, anche se non conosci nessun gelataio tra quelle vie.
Ma la risposta è sempre più ambigua << non lo so, io ho visto solo la lavanderia, una volta, e non sono nemmeno sicuro che abbia l'insegna verde di cui ti hanno parlato >>.
Con la macchina sei al terzo giro, ma è estate e molti negozi sono chiusi. Hai trovato tre lavanderie, nessuna ha l'insegna verde, forse quella che più ci si avvicina è la lavanderia con l'insegna blu acqua che forse accesa, la sera, sembra verde e hai degli amici discronici.
No. In realtà scoprirai molto dopo che la lavanderia giusta non ha proprio l'insegna: ha l'entrata verde che non avresti mai visto con la saracinesca tirata giù se per sbaglio un semaforo provvidenziale non ti ha fatto guardare meglio il negozio chiuso che avevi sulla destra.
Ma a sinistra negozietti da tennis non ce ne sono. Solo un bar, altre saracinesche chiuse e un cinese che vende cianfrusaglieria che però a quel prezzo che… "e che non te lo compri un cacciavite a 2 euro per smontare il pc, mica mi serve un cacciavite da 30 euro per smontare due viti", "che non le prendi le auricolari per il cellulare a 4 euro che tanto funzionano uguali e ti servono solo per ascoltare la radio mentre vai a lavoro invece dei 30 euro che ti chiede la samsung e poi comunque dopo 3 mesi sono rotte?".
La sfida seguente diventa trovare parcheggio ed esplorare la zona con l'ausilio dei sempre validissimi piedi. E' estate, non sarà poi così difficile trovare posto. Sterzi al semaforo e fai tutto il giro per rientrare nella via dove dovrebbe esserci il famoso negozietto di tennis. Ti dai diversi obbiettivi mentre con gli occhi noti molte macchine posteggiate, che le persone mica vanno tutte in vacanza come vent'anni prima – pare che siano ancora tutti a casa ostaggi di climatizzatori impostati a 16 gradi e trasmissioni televisive andate in onda negli anni '80 e replicate per la ventesima volta (chi è che non lascia 10 minuti su colombo, capostipite dei troll virtuali o meno, che irrita a livelli devastanti l'assassino finché quello, esausto, confessa non solo l'omicidio ma pure di avere l'amante, di aver rubato la nutella quando era boy scout, la sua esperienza gay del liceo che non gli è piaciuto poi molto, ecc) – verificare che il negozio esista; verificare che il negozio sia aperto; verificare che il negozio da tennis sia un negozio da tennis; verificare che incordino racchette; cercare una racchetta che avevi puntato da decathlon ma nessuno degli addetti ti ha dato informazioni attendibili; sperare che i prezzi siano leggermente superiori alla norma ma accessibili per un negozietto e chiedere qualche informazione casuale ai commessi per testare la loro competenza e genuinità.
Posteggi e cammini per la strada. Vedi, finalmente, un tappeto marca Wilson che indica la presenza di una marca puramente tennistica (oppure che l'amico del Dott. House sia seppellito proprio dietro casa tua a Roma). Arrivi davanti, posando i piedi sul tappetto e guardi la serranda talmente chiusa, arrugginita e scarabbocchiata che per un attimo ti senti catapultato in Waterworld con Kevin Costner (finaccia pure lui a vender tonno in scatola col mocassino e l'occhio languido). E nessun cartello che indichi orari, giorni di apertura e/o "siamo falliti perché nemmeno quelli della lavanderia qui di fronte sanno che esistiamo".
Ma è sabato, è agosto, sono le cinque del pomeriggio, avranno pensato di andarsene al mare. Tanto vale tornare da decathlon a appuntare bene quanto costava quella racchetta, così poi cercherai su internet i pareri e verificherai di poterlo trovare a prezzo inferiore.
Lasci la via promettendoti di passare durante la settimana per verificare lo stato d'abbandono (o meno) del negozio.
L'unico momento libero della settimana seguente però è di sabato, pomeriggio, ora del tè. Ovviamente, il negozietto da tennis che forse esiste e forse no è chiuso e Kevin Costner torna prepotentemente nella mente, odora di tonno in scatola e sembra sudaticcio.
Nel frattempo hai avuto modo di constatare il prezzo della racchetta, è del 2014 ed è in offerta da decathlon a 115 euro incordata. La versione 2015 è a 140, incordata.
Non è un'offerta malvagia, su internet il prezzo è di 15 euro inferiore per la 2014 e di 10 euro inferiore la versione 2015, ma senza corde.
Punti chiaramente alla versione 2014. Sei un tennista amatoriale, non hai ne la sensibilità ne la bravura per renderti conto della differenza tra due racchette esattamente identiche nelle caratteristiche ma di anno di produzione diverse. Inoltre le tue incordature sono sempre state fatte da decathlon, stavolta vorresti provare un professionista che ti dia fiducia.
Ed ecco che torna, prepotente, l'idea di trovare quel maledetto negozietto dietro casa di cui ti hanno parlato ma che per te inizia ad entrare nella leggenda. Ti chiedi, nuovamente posteggiando all'inizio della via di Giovedì, se non sia un negozio che possono trovare aperto solo i tennisti con una certa capacità. Come se fosse un negozio solo per professionisti. Forse se usi l'impugnatura semi-western non hai ancora la capacità psicofisica di vedere il negozio, se non riesci a mettere l'overgrip al primo tentativo il tappeto da tennis sui cui poggi i piedi per entrare ti proietta una serranda chiusa di fronte a te (e emana odore di tonno).
Invece no, stavolta il negozio è aperto. Nessuna insegna visibile ne vetrofanie sulla porta. Ti accorgi che è un negozio da tennis perché in vetrina c'è un manichino con una racchetta da tennis in mano. Finalmente hai a disposizione il negozietto da tennis leggendario che ti ha tormentato per settimane. Da cui finalmente avrai qualche risposta.
Entri sorridente, accaldato e con l'eccitazione di un bambino che varca la soglia di Disneyland. L'aria condizionata colpisce e ristora, il negozio è silenzioso e privo di clienti.
Noti subito la commessa. Difficile non notare una bella ragazza, col corpo chiaramente modellato dallo sport ma non tanto da renderla poco femminile che, seduta sullo sgabello davanti al bancone con la cassa, è intenta a fare quello che (sospetto) fanno le donne quando non c'è niente di interessante da fare: un cazzo.
La tipa che non stava facendo un cazzo di niente quando sei entrato alza gli occhi e ti guarda. Sorridi, il tuo sorriso quando non è del tutto spontaneo metterebbe paura al Joker in persona ma lei è fredda e dice, con una voce che nessuno si sarebbe aspettato uscisse da quella ragazza compatta, sottile e ben formata perché di una tonalità troppo bassa:
<< Ti serve qualcosa? >>
<< Buongiorno >> un buongiorno ci sta sempre bene, << no per ora do un'occhiata, grazie. >> le rispondi rispedendo il sorriso nel reparto la-prossima-volta-sarà-a-ottobre della tua mente e ti guardi attorno.
Il negozio è troppo bianco. Troppo silenzioso. Troppo impersonale.
Non sembra un negozietto. Sembra una di quelle boutique in cui sono esposti, in una parete di dodici metri quadrati, tre oggetti delle dimensioni di un pugno. Con la luce candida che li mette in risalto e sembra che ti sta dicendo: "questo oggetto ti condurrà al paradiso, la tua carta di credito condurrà al paradiso noi".
Alla parete sinistra ci sono una decina di racchette, riconosci al volo tutte le marche con la loro versione 2015 della loro racchetta. Non sarai un tennista eccezionale ma quando ti appassioni a qualcosa la esplori con l'animo autistico di chi finché non sa tutto non è mai appagato.
Ti avvicini alla racchetta, versione 2015, che hai puntato. Leggi l'etichetta e stavolta il sorriso parte in automatico. Un sorriso genuinamente ironico, qualcosa che se la commessa avesse visto avrebbe interpretato come: "ma manco per il cazzo spenderei 170 euro per sta racchetta non incordata, ma sei scema?".
Sopprimi il sorriso prima che lei ti veda. Rimetti la faccia seria del fine intenditore di racchette come nemmeno i sommellier che rimboccano di champagne i bicchieri nei palchi d'onore al Roland Garros sanno fare e continui la perlustrazione (che ti occuperà ancora circa un minuto e ventotto secondi).
Nella seconda parete accanto al bancone c'è la macchina per incordare le racchette, è un pugno nell'occhio nell'architettura interna della boutique, col suo aspetto meccanico d'altri tempi, ma da qualche parte deve pur esserci, ed è l'unica cosa che volevi che ci fosse, tra l'altro.
Passi davanti alla ragazza, che alterna vagamente lo sguardo fisso nel vuoto al cliente con la faccia da prugna (è il tuo volto deluso di quei momenti a farti assomigliare a una prugna). Scorri velocemente con gli occhi sulla vetrinetta con le palline e accessori vari e ti fermi davanti alla parete con i vestiti. Le magliette sono di indubbia qualità e ottime marche, ci sono anche i saldi e le magliette della Nike che costavano 50 euro sono addirittura a 46 euro. Un'offertona!
Continui senza fermarti verso la porta di uscita, non hai nemmeno voglia di informarti sugli orari del negozio e sui possibili periodi di ferie di questo Agosto romano. Apri la porta, saluti, non senti la risposta e torni verso la macchina.
…
Morale della favola: ho comprato la racchetta su internet, senza corde.
Ostinato dalla ricerca della perfezione proverò, in ogni caso, il servizio incordatura del "negozietto dietro casa", che è chiuso di sabato, non ha insegne, non ha orari precisi e ha prezzi per tontoloni che insistono a trovare nel negozietto dietro casa la salvezza del commercio mondiale.
(precisazione dopo la scrittura del post: vedo su google maps che il negozietto che ho trovato io non corrisponde a quello mostrato da streetview nel 2014, probabilmente si sono appena spostati e sono in riassesto: lo spero per loro)