Sapete quelle frasi che avete sempre sognato di dire, quella tipo "c'è un dottore a bordo?" oppure "Luke, io sono tuo padre?" o simili?
Certo la frase "chiamerò i Carabinieri" urlato in un ufficio postale non è proprio il massimo, però ce l'ho fatta.
Succede che dopo qualche anno di conto Bancoposta decido con la sorella di chiuderlo e trasferirmi altrove, gli interessi del conto postale erano ridotti a zero e nonostante il periodo di crisi esiste ancora qualche banca (fisica, non online) che propone buone offerte. Così senza indugio apro il conto (perdonatemi se non scrivo il nome della banca dove sono andato perché non voglio fare pubblicità alla Barclays) altrove e fiducioso della legge Bersani sull'azzeramento dei costi di chiusura conto e su tutte le leggi che proteggono il consumatore dalla vessazione bancaria, cerco di capire come chiudere il conto alla posta.
Telefono quindi al mio ufficio postale e chiedo un appuntamento all'ufficio finanziario per chiudere il conto. La donna che mi risponde, in un tono acidulo da dipendente-crocchetta-schiava-presuntuosa mi dice con arroganza statale che per quest'anno i conti non si potevano più chiudere (parlo di inizio dicembre 2011) e che l'appuntamento per la chiusura sarebbe stato per Gennaio. Inoltre mi dice che dal giorno in cui firmerò la chiusura del conto, la posta si prende due mesi effettivi per chiudere la contabilità e liquidare il saldo (da contratto sarebbero 20 giorni lavorativi, circa un mese).
Al che decido con la sorella di andare direttamente all'ufficio postale e obbligarli a farci chiudere il conto.
Troviamo probabilmente la stessa donna-acida-odiosa (o un'altra tanto la gente odiosa ha sempre lo stesso aspetto e la stessa voce) che ci ripete la pappardella dell'impossibilità di chiudere un conto al momento e di tornare a Gennaio, adducendo come scusa anche un fantomatico blocco del sistema.
Iniziamo una discussione fatta di: "mi firmi un documento in cui lei dichiara che ad oggi io non posso chiudere il conto" con risposte tipo: "io schiava, io dipendente, io non può decidere, io chiedere". Esce, quasi scappando, e si chiude dietro le quinte dell'ufficio postale. Dopo un attesa di una decina di minuti, torna dicendo (questa è bella): "Ho parlato con la direttrice che non c'è.". La direttrice che non c'è. Bellissima. "E non posso chiudervi il conto, dovete chiamare questo numero e parlare direttamente con lei domani mattina, vi fisserà lei un appuntamento."
Al che ovviamente non potevamo andarcene in quel modo, uscendo mi giro con fare da vecchio bacucco pazzo (come accade sempre nei film) e lancio la maledizione: "Se non ci da l'appuntamento a breve chiamerò i carabinieri!". Ovviamente tentando di farmi sentire da più persone possibili.
A dir la verità un anziano (i giovani alla posta non ci sono mai, deve essere una specie di legge sui "100 passatempi inutili quando siete in pensione" che gli anziani passano la mattinata alla posta) ci ha confidato, con tono cospiratorio senza farsi sentire da nessuno, che anch'egli stava per passare altrove.
Detto questo, nota a chiudere, il conto siamo riusciti a chiuderlo solo oggi (il 17 dicembre), e probabilmente mi verrà addebitato pure il bollo del 2012. Consiglio personale, scappate dalla Posta.
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Ti risulta che bisogna lasciare la somma di 75 euro prima di chiudere il conto? non ho capito se la cosa è in forma ufficiosa o c’è una regola scritta, io in ogni caso l’ho lasciata e mi hanno detto che una volta detratto eventuali bolli pendenti ecc… il resto mi verrà restituito.
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Non è ufficiale, in realtà ti fanno tenere dei soldi perché devono scalarti la percentuale del bollo del trimestre in cui chiudi il conto. Io avevo lasciato una cinquantina di euro e mi hanno mandato un assegno di una trentina un mesetto dopo.
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Richiesta di chiusura di un conto Bancoposta Imprese il 25 febbraio 2015: a tutt’oggi (07 luglio 2015) non ancora entrati in possesso dei soldi depositati sul conto.
Uno scandalo da quinto mondo…